ORIENTAMENTO AI SERVIZI DI SOSTEGNO E RIABILITAZIONE /3

Aspetti della valutazione e diagnosi dei problemi di adattamento

dei disturbi di comportamento, degli stati e condizioni di malessere e sofferenza.

PREMESSA

Con l’avvertenza che le seguenti informazioni non sono consigli medici, perché avendo soltanto scopo illustrativo non sostituiscono il parere medico e potrebbero non essere accurate, è importante premettere che la classificazione della mente e del comportamento umano in categorie di disturbi mentali ha un duplice scopo: facilitare la descrizione, la comunicazione e la condivisione dei fenomeni di sofferenza e valutare un unico fenomeno complesso da prospettive diverse. Ritenere erroneamente che una qualsiasi classificazione sia l’unica corretta potrebbe generare la confusione tipica degli orientamenti dottrinali stereotipati che si rivela sempre fuorviante e dannosa. 

Pertanto, chiunque cerchi di migliorare la qualità della propria vita rispetto ad una problematica che gli sembra riconducibile ad un disturbo o ad una disabilità mentale deve essere consapevole di tre fatti:

 sul piano scientifico ancora prima che legale, soltanto il giudizio clinico di un professionista competente che abbia potuto studiare personalmente e direttamente la persona interessata può esprimere un parere o formulare una diagnosi;

 una diagnosi può essere più o meno valida in funzione della sua coerenza rispetto ai criteri diagnostici o caratteristiche sintomatologiche adottati dallo specialista che l’ha formulata, quindi della capacità di riferirsi effettivamente ad una determinata malattia, o costrutto sottostante.

 la diagnosi può essere più o meno attendibile rispetto al grado con cui operatori diversi l’hanno formulata indipendentemente l'uno dall'altro e concordano su di essa, valida o non valida che sia. 

 

Considerando che attualmente non esiste a livello mondiale concordanza tra gli specialisti della salute mentale circa i riferimenti ultimi (natura ed evoluzione dell'essere umano, dei processi di salute e malattia) in base ai quali classificare, analizzare, studiare, spiegare e curare le sofferenze psicologiche, ne deriva che fornire validità ad una diagnosi è generalmente un compito arduo, mentre anche la sua attendibilità non è certa, ma direttamente proporzionale al sistema diagnostico adottato da coloro ai quali ci si rivolge per sapere che tipo di problema abbiamo.

Se questa è la situazione degli specialisti, per il comune profano che cerca di capire esattamente che tipo di problema ha e come risolverlo le difficoltà ed i pericoli si moltiplicano a dismisura. Spesso infatti, specialmente a seguito della diffusione di internet, si assiste al comprensibile tentativo “fai da te” di andare alla ricerca di un qualche sistema di classificazione dei disturbi (come ad esempio il DSM 5 o l’ICD-10) come base sicura da cui partire per cercare poi la relativa soluzione… 

 

CRITERI DIAGNOSTICI

Complessità della diagnosi

Sul piano della diagnosi la ricostruzione dell’inconscio operata dalla psicoanalisi che pone alla base della nevrosi il conflitto psicologico, appare una sovrastruttura troppo complicata ed inadatta a rendere realmente conto dei fenomeni e delle dinamiche essenziali dell’anima umana; mentre la psicologia analitica all'opposto pecca di semplicismo non riuscendo effettivamente a rispecchiare la complessità delle concause psicopatologiche della personalità umana.